UN ITALIANO SU QUATTRO GUADAGNA MENO DI CHI PERCEPISCE IL REDDITO DI CITTADINANZA – DATI INPS: CRESCONO I NUMERI NEL MERCATO DEL LAVORO, MA QUANTI PRECARI!

il quadro generale restituisce l’immagine di un Paese in cui l’occupazione è in crescita. Le assunzioni da parte di privati arrivano a quota 2.590.000, calcolando un saldo positivo di 532.761. L’Osservatorio tende comunque a precisare che i numeri indicati interessano tutte le tipologie contrattuali. Infatti, il dato con il segno più di maggiore rilievo riguarda le assunzioni stagionali: + 146%.

La percentuale che invece interessa gli intermittenti è del 113%. Quanto al tempo indeterminato l’aumento è del 43%, 41% per l’apprendistato e per il tempo determinato si fa riferimento a un +38%, con un saldo totale di +142.917.

Altrettanto elevati, però, sono anche i dati che riguardano le cessazioni dei rapporti di lavoro. Nel solo mese di aprile si è registrato un +500.000, in totale, considerando tutto il periodo valutato, il numero sfiora i 2 milioni. Bisogna comunque evidenziare che larga parte delle cessazioni riguardano i rapporti stagionali e intermittenti.

Aumentano anche le prestazioni occasionali rispetto al 2021: +35%, che è pari a 15.000 persone. Negativamente interessante è l’importo medio lordo mensile: 236 euro.

Nonostante siano quindi stati registrati dei segnali di ripresa nel mercato del lavoro, lo stato di precarietà è ancora troppo preponderante. Nel rapporto diramato dall’Osservatorio sul Precariato si rileva che un italiano su quattro guadagna meno di chi percepisce il reddito di cittadinanza.

Dunque, sono di certo accolti in maniera positiva i numeri in crescita, ma non basta. Bisogna lavorare concretamente sul futuro dei giovani, è necessario offrire opportunità e contratti che consentano la costruzione di un avvenire. Tutto ciò a fronte anche delle numerose criticità che condizionano l’economia mondiale; le conseguenze del conflitto in Ucraina, come l’inflazione e il carovita, le continue sterzate e riprese della pandemia, le incertezze legate alla politica e così via. In un tale contesto di irrisolutezza il lavoro non può e non deve essere messo da parte: anzi, deve diventare il tema principale del dibattito.